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“Anime migranti”: il folk in musica e parole nella Stagione 2010 con il “cantastorie” Mario Incudine

Written By: raffo on 21 Aprile, 2010 No Comment

C’è sempre una spiaggia sull’orizzonte dei migranti, siano questi magrebini, siciliani, zingari o pellegrini. In ogni angolo del mondo chi si allontana dalla propria casa ha gli occhi intrisi di polvere e il cuore colmo di speranza disperata. A loro è dedicato “Anime migranti”, il nuovo progetto musicale di Mario Incudine, che aprirà un inciso folk nella sezione di musica della Stagione 2010 della Fondazione Teatro Garibaldi, sabato 24 aprile 2010 alle ore 21.

Considerato dalla critica l’interprete di “un modo nuovo di cantare la Sicilia fra il cantastorie e il cantautore”, Mario Incudine, vincitore della decima edizione del Festival della nuova canzone siciliana, è uno dei personaggi più rappresentativi della nuova world music italiana, consacrato dal successo dei primi album “Terra” e “Abballalaluna” e da numerose collaborazioni con importanti artisti italiani e internazionali. “Anime migranti” è anche il titolo del suo ultimo lavoro discografico, presentato sabato scorso ad Enna: l’album è ricco di collaborazioni d’eccezione come il pianista Salvatore Bonafede, lo scrittore Erri De Luca, gli attori Alessandro Haber e Nino Frassica, oltre che Mario Venuti, Edoardo De Angelis, Lello Analfino, Anita Vitale, Kaballà.

Lo spettacolo in cui si esibirà sabato a Modica, molto più di un concerto e non semplicemente un recital, lo vedrà invece affiancato dalla voce recitante di David Coco e dalla sua band composta da Antonio Vasta (fisarmonica, organetto, zampogna a paru), Antonio Putzu (fiati etnici e popolari), Riccardo Laganà (percussioni mediterranee e tamburi a cornice), Franco Barbarino (chitarre, mandola e bouzouki).

“Anime migranti”, come progetto teatrale, trova ispirazione nella storia di un quindicenne in fuga dalla prima guerra mondiale che emigra in Argentina, lasciando in uno dei tanti paesi del desolato Sud dell’Italia la madre e la sorella, donne amatissime da proteggere e di cui occuparsi. Nasce uno scambio epistolare che consegna allo spettatore un significativo spaccato dell’emigrazione di quegli anni: lettere che riassumono la condizione di un uomo che sostiene da solo l’esperienza traumatica del viaggio in mare, l’impatto con la nuova vita all’estero, il problema della trasmissione della memoria familiare alle nuove generazioni.

La musica popolare, quella che i nostri nonni hanno portato oltre oceano e quella che ancora vive dentro i racconti di chi è rimasto da questa parte del mare, è il filo conduttore di questo viaggio che arriva fino a ciò che è oggi il dramma dell’emigrazione, per non dimenticare da dove veniamo e per non assistere ancora una volta al silenzio della memoria.

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