PRODI A CACCIA DI 5 VOTI
L’Aula della Camera ha confermato la fiducia al governo Prodi. I voti a favore della mozione della maggioranza sono stati 326, 275 quelli contrari. La maggioranza richiesta era di 301 voti, hanno votato 601 deputati. Domani la prova più dura attende Prodi al Senato.
PRODI A CACCIA DI 5 VOTI OPPOSIZIONE AL SENATO
(di Corrado Sessa)
A 24 ore da un voto cruciale per il suo governo, la situazione al Senato si presenta pressoché segnata per Romano Prodi visto che, sulla carta, il presidente del Consiglio può contare, al momento, solo su 156 voti, compresi quelli dei 6 senatori a vita, rispetto ai 158 senatori eletti nell’Unione con cui ha cominciato la legislatura. Contro 161 che gli sbarrerebbero la strada della fiducia. Se ieri il Professore poteva fare affidamento su 160 sì contro 160 no e – nonostante la situazione di perfetta parità che non gli avrebbe permesso di ottenere la fiducia – poteva ancora tentare di strappare il consenso anche di un solo senatore in più per superare l’asticella del quorum e rimanere in piedi, oggi la situazione è cambiata in peggio.
A ridurre al lumicino le speranze del premier di raggiungere il quorum ci hanno pensato prima Domenico Fisichella, annunciando il suo ‘no’, e poi i liberaldemocratici Lamberto Dini e Giuseppe Scalera, che hanno deciso di non votare la fiducia, ritenendo chiusa l’esperienza del governo Prodi. Tre staffilate che si aggiungono ai ‘no’ già dichiarati, e oggi riconfermati, di Clemente Mastella e degli altri due senatori dell’Udeur Tommaso Barbato e Nuccio Cusumano e del senatore dissidente della sinistra, il trotzkista Franco Turigliatto. Una mano al professore l’ha data invece Natale D’Amico, senatore liberaldemocratico ma più referendario, che si è dissociato da Dini e ha annunciato il suo voto di fiducia. Con le ultime defezioni, tuttavia, il centrosinistra scende da 158 a 151. Risale però a 157, se si sommano i voti dei senatori a vita: Emilio Colombo, Oscar Luigi Scalfaro, Rita Levi Montalcini, Carlo Azeglio Ciampi, che quando sono presenti votano a favore della maggioranza; Giulio Andreotti e Francesco Cossiga che hanno fatto sapere che voteranno la fiducia.
Ma un altro esponente della maggioranza, il senatore indipendente Luigi Pallaro ha fatto sapere che rimarrà in Argentina. Questo vuol dire che scende il quorum da 161 a 160, ma anche che alla maggioranza va sottratto un altro voto e l’Unione si attesta a quota 156. Diversa la situazione dell’opposizione che può contare su 161 voti, più della maggioranza necessaria per mandare a casa il governo. Ai 156 senatori del centrodestra, infatti, si sono aggiunti, tra ieri e oggi, altri cinque senatori: i tre dell’Udeur, più Turigliatto e Fisichella. Mentre Dini e Scalera non hanno chiarito se diranno no a Prodi, si asterranno in aula (facendo alzare il quorum che deve raggiungere la maggioranza) o non parteciperanno al voto. Insomma, sulla carta, quella che si profila domani per Prodi al Senato è, fatti i conti sulla base delle dichiarazioni dei protagonisti, una “mission impossible”. Si tratta ora di vedere se le cose cambieranno nelle prossime ore o se il Professore deciderà comunque di affrontare il voto di Palazzo Madama.
Tags: berlusconi, casini, crisi di governo, governo, grillo, prodi
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ma ai a caccia di altro…… ritirati Prodi!